sabato 24 novembre 2007

Il Liverpool assedia l’impero dei Sensi

Corriere della Sera
ROMA - Se il calcio è una rappresentazione della guerra, i barbari sono alle porte di Roma. Hanno guadagnato terreno a settembre. Ora sono accampati nei dintorni dell'Urbe e aspettano di tentare l'attacco decisivo. Il vecchio imperatore Franco Sensi, fondatore della Compagnia Italpetroli e conquistatore dell'ultimo scudetto targato As Roma, riuscirà a resistere? La cronaca dei fatti è questa. Nello scorso giugno un gruppo di investitori mette nel mirino il club giallorosso, quotato in Borsa. Alla testa della cordata c’è un fondo americano, Hicks Muse Tate & Furst (Hmtf). Il primo dei quattro nomi appartiene a Tom Hicks, finanziere di Dallas vicino al presidente George W. Bush. A febbraio del 2007 Hicks ha comprato con denaro proprio il Liverpool Fc, club vincitore, tra l'altro, della Coppa dei campioni 1984 proprio in finale contro la Roma. Ma il fondo Hmtf ha già avuto partecipazioni nel grande calcio con l’acquisto di quote, oggi cedute, del Corinthians di San Paolo e del Cruzeiro di Minas Gerais, in Brasile.

Nell'operazione As Roma, Hmtf ha un partner italiano, l'enfant prodige Raffaello Follieri, amico del predecessore di Bush alla Casa Bianca Bill Clinton e molto ben introdotto in Vaticano. Hmtf e Follieri si avvicinano alla Roma club attraverso intermediari. Uno è l'americano Jefferson Marlin Slack, detto Jeff. Anche per lui il soccer non è un oggetto misterioso. Slack ha amministrato Inter-active, la società oggi liquidata che gestiva le attività commerciali dell'Inter. Prima di lavorare per Massimo Moratti, Slack aveva fondato Psn.com, portale sportivo latino-americano, proprio insieme a Hmtf. Attualmente è responsabile Europa di Wasserman Media Group, un' agenzia statunitense che conta fra i suoi clienti la Juventus e calciatori come Andrij Shevchenko. Per il supporto legale la cordata si rivolge agli avvocati Roberto Cornetta e Bruno Cova, partner italiani dello studio multinazionale Paul Hastings.

«Intorno alla Roma — dice Cova — c'è interessamento e qualche pourparler di soggetti italiani e americani attraverso personaggi legati in passato alla famiglia Sensi. Ma in quanto a Hmtf non posso confermare né smentire». Fra giugno e luglio questi pourparler si svolgono in modo indiretto. Chi è stato vicino ai Sensi sa che sono attaccatissimi alla squadra. È però vero che Italpetroli, controllante di Roma 2000 e dunque del club, si trova in difficoltà e da anni sta dismettendo pezzi del patrimonio per pagare i debiti accumulati con la squadra. Il 49% delle azioni della holding è finito in mano al principale creditore, Capitalia, che ha anche un diritto di acquisto sul 2% di Maria Cristina Sensi, la secondogenita di Franco. Se la banca esercitasse l'opzione, scaduta dal giugno 2006, la maggioranza assoluta sarebbe sua e, con il 51%, ogni decisione potrebbe essere presa in autonomia dalla famiglia. Inclusa la vendita della squadra.

Nei mesi a ridosso dell'estate, però, Capitalia stessa è alle prese con il passaggio di consegne dovuto all'incorporazione in Unicredito. E anche prima le acque erano state agitate, con la lotta al vertice fra il presidente Cesare Geronzi e l'ad Matteo Arpe, che erano i gestori di fatto del gruppo attraverso il dg di Italpetroli Paolo Bassi, dimessosi in febbraio. I candidati all'acquisto trovano dunque qualche difficoltà ad aprire un canale con la banca. Per di più la presenza di Follieri non entusiasma le persone di fiducia dei Sensi. Ma l'uomo di Dallas fa sul serio e sposta le sue truppe verso il listino.

L'As Roma è un titolo sottile, con un flottante che, tolto il 67,1% dei Sensi, il 2,5 di Danilo Coppola e il 2,75% di Abn Amro che presto sarà ceduto, si riduce all'equivalente di 20-25 milioni di euro. A fine agosto il titolo quota intorno a 0,6 euro. A settembre parte un'ondata di acquisti, in gran parte dall'estero, che raddoppierà il valore massimo (1,2 euro) con alti volumi di scambi. Impossibile dire su che percentuale si siano attestati gli acquirenti ma da un mese il titolo è stabilizzato a 0,85 con una capitalizzazione complessiva di 110 milioni circa. Rastrellare un 10% in attesa di sviluppi costa quanto un buon calciatore. Compresa la buonuscita ai Sensi, la squadra si potrebbe comprare con 150 milioni di euro: un terzo del prezzo del Liverpool.

Messo di fronte all'aut aut fra cedere i giallorossi o il comparto petrolifero, il patriarca si rifiuta di scegliere. Secondo lui, la famiglia si è già svenata a sufficienza per sostenere i costi della Roma cedendo buona parte del suo notevole patrimonio immobiliare. L'ultima speranza dei Sensi è nel piano industriale di Banca Finnat. L'istituto di Giampietro Nattino, che è anche il banchiere di fiducia di Francesco Gaetano Caltagirone e dei fratelli Toti, accreditati in passato di mire sulla Roma, in sostanza dice: Italpetroli vale almeno 350 milioni di euro. Questa somma è largamente sufficiente a coprire l'esposizione debitoria di circa 250 milioni. Si può resistere senza vendere. Ma se i ricavi sono insufficienti, e lo sono, qualcosa si dovrà pur vendere alla fine. Forse presto. Già sotto la gestione di Bassi i depositi costieri avevano suscitato l'interesse di varie compagnie estere, fra cui Gaz de France. E la stessa Roma era stata corteggiata dai russi di Nafta Mosca nel 2004.

Ora si aspettano le mosse di Unicredito. I portavoce di Alessandro Profumo fanno sapere che «sulla questione Italpetroli c'è piena continuità con Capitalia ». Ma anche la gestione Geronzi- Arpe era arrivata a uno stallo e l'opzione sul 2% era stata informalmente prorogata. Da appassionato (interista), Profumo sa che il calcio è un'impresa per la quale ci si può rovinare. Ragionerà da banchiere o da tifoso? Gli invasori, per adesso, stanno a guardare.

Gianfrancesco Turano
12 novembre 2007

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